Gli Stati Uniti hanno annunciato una misura preliminare che potrebbe portare, dal 2026, all’applicazione di dazi antidumping fino al 107% sulla pasta importata dall’Italia. Una decisione che rischia di colpire uno dei simboli dell’agroalimentare italiano e un settore che vale centinaia di milioni di euro l’anno solo nel mercato americano.
In questo articolo analizziamo in modo chiaro e completo:
- che cosa significa dumping,
- come funzionano i dazi antidumping,
- chi verrebbe colpito,
- quali sono rischi, benefici, aspetti positivi e negativi della manovra,
- cosa può accadere nei prossimi mesi.
Che cos’è il dumping?
Il dumping è una pratica commerciale in cui un’azienda esporta un prodotto a un prezzo più basso rispetto al suo valore reale, cioè:
- più basso del prezzo di vendita nel proprio Paese, oppure
- più basso del costo di produzione.
Per un governo, questo comportamento rappresenta una concorrenza sleale che danneggia i produttori locali, perché rende impossibile competere con prezzi artificialmente bassi.
Quando un Paese ritiene di essere vittima di dumping, può aprire un’indagine e decidere di applicare dazi antidumping, cioè tasse extra sulle importazioni, con lo scopo di “neutralizzare” il vantaggio competitivo ritenuto irregolare.
Che cosa sta facendo l’America: la manovra del 107%
Il Dipartimento del Commercio USA ha condotto un’indagine antidumping sulla pasta italiana e sostiene che alcuni produttori italiani stiano vendendo nel mercato americano a prezzi troppo bassi rispetto al mercato europeo.
Le conclusioni preliminari indicano:
- Margine di dumping stimato: circa 91–92% per alcuni grandi pastifici.
- A questo si aggiunge un dazio del 15% già in vigore su prodotti europei.
Risultato: dazio complessivo potenziale ~107% sulle importazioni di pasta italiana.
L’entrata in vigore è prevista dal 1° gennaio 2026, se la misura verrà confermata nella fase finale dell’indagine.
Chi sarebbe colpito: tutta la pasta italiana?
La misura coinvolge inizialmente 13 produttori italiani, tra cui alcuni dei marchi più grandi e più presenti negli USA.
Ma, nella pratica, un dazio di questa portata:
- rende tutta la pasta italiana molto meno competitiva,
- potrebbe colpire direttamente gran parte dell’export annuale (circa 700 milioni di euro),
- metterebbe a rischio anche i produttori non inclusi nell’indagine, perché il mercato americano potrebbe comunque spostarsi verso alternative locali o di altri Paesi.
Inoltre, alcuni pastifici stanno considerando o valutando la possibilità di delocalizzare negli USA per aggirare i dazi.
Rischi e aspetti negativi della manovra
- Crollo dell’export italiano
Un dazio del 107% raddoppia il prezzo finale della pasta italiana negli USA, rendendola di fatto non competitiva. - Perdita di quote di mercato negli Stati Uniti
I consumatori potrebbero orientarsi verso prodotti americani o di altri Paesi (Canada, Messico, Turchia), riducendo drasticamente la presenza italiana. - Rischio di delocalizzazione
Alcuni produttori potrebbero spostare parte della produzione negli USA:
– per mantenere il mercato,
– ma sacrificando il vero Made in Italy e la filiera italiana. - Impatto sull’occupazione e sulle PMI italiane
Le aziende più piccole, che non possono delocalizzare, sarebbero le più penalizzate. - Danni al brand “pasta italiana”
La delocalizzazione creerebbe confusione sul mercato e potrebbe svalutare l’immagine della pasta realmente prodotta in Italia.

Possibili benefici e aspetti positivi (dal punto di vista USA e globale)
- Protezione dell’industria americana
Gli USA giustificano la misura come tutela dei produttori locali, che sostengono di essere penalizzati da prezzi più bassi delle importazioni italiane. - Rafforzamento della produzione domestica
I produttori americani potrebbero aumentare vendite, investimenti e occupazione. - Incentivo alla produzione locale per chi esporta
Alcuni grandi pastifici italiani potrebbero decidere di aprire stabilimenti negli USA, creando lavoro locale e mantenendo il rapporto commerciale con il mercato americano.
Effetti economici e geopolitici più ampi
La manovra USA rischia di diventare:
- uno scontro commerciale Italia–USA,
- un tema di discussione dentro l’Unione Europea, che potrebbe intervenire,
- un precedente per altri settori dell’agroalimentare italiano.
L’Italia, inoltre, potrebbe dover negoziare per evitare che la misura diventi permanente.
Conclusione: un segnale molto serio per il Made in Italy
Il dazio antidumping del 107% sulla pasta italiana, se confermato, rappresenta uno dei colpi più duri mai inflitti al settore alimentare italiano.
Non è solo una questione di costi: significa ridisegnare il ruolo della pasta italiana in uno dei mercati più importanti al mondo.
I rischi sono alti: perdita di mercato, delocalizzazione, indebolimento della filiera, mentre i benefici, dal punto di vista italiano, sono praticamente nulli.
Per questo motivo sarà fondamentale che:
- il Governo italiano,
- l’Unione Europea,
- e le associazioni di categoria
si muovano rapidamente per difendere un settore strategico dell’eccellenza italiana.